di Manuela Romitelli
Angela
Gambirasio torna con la sua ironia nel secondo libro "Dimmi chi
sei e ti dirò chi è stato", pubblicato nel mese di ottobre da
Amazon, disponibile in versione digitale e cartacea. Dopo il successo
di "Mi girano le ruote", Angela torna a rompere tutti gli
stereotipi sulla disabilità dalla sua carrozzina elettrica, una
grande alleata che le permette di muoversi liberamente. Classe 1975,
due lauree (Psicologia e Scienze dei servizi giuridici) e tanta
voglia di viaggiare.
Il
titolo sembra un indovinello, è così?
“Il
libro, più che un indovinello, forse è un puzzle. Invita le persone
a disporre tutti i pezzi della propria vita su un tavolo e a provare
a sistemarli in modo che se ne colga il senso, almeno a posteriori”.
A
differenza del primo libro non c'è una casa editrice, giusto?
“La
mia ultima esperienza è stata con una casa editrice apparentemente
solida che, una volta fallita, mi ha chiesto pure se volevo
ricomprare i miei diritti d’autore. Diciamo che l’ho presa molto
male, anche perché scrivo per divertirmi e non avevo nessuna voglia
di iniziare una causa legale. Così ho deciso che avrei provato col
self publishing di Amazon e devo dire che, anche grazie all’aiuto
di mio fratello, molto più tecnologico di me, sono assolutamente
soddisfatta”.
L’editor
del tuo libro è tuo fratello Simone, come è nata questa
collaborazione?
“Grazie
al lockdown: la noia fa miracoli! Normalmente entrambi siamo troppo
impegnati a vivere nel mondo esterno per occuparci dei risvolti
pratici dietro la pubblicazione e al marketing di un libro. Tra
l’altro, normalmente, siamo troppo impegnati pure a punzecchiarci a
vicenda sui reciproci traguardi per contribuire ai vantaggi
dell’altro. Direi che è una bella collaborazione, anche se a volte
lui esige da me cose assurde, tipo che faccia delle Stories su non so
quanti social o che apra un account su Tik Tok! Gli ho detto che non
sono mica la Ferragni e lui ha risposto “Maddai?!”".
In
questo libro racconti altri aneddoti della tua vita, compresi i tuoi
familiari, è una sorta di seguito del primo?
“Direi
che sono i retroscena del primo libro: quello che c’è alla base
del mio amore complicato per la vita e i normodotati. Se hai avuto
una famiglia come la mia, difficilmente incontrerai persone capaci di
sembrarti sufficientemente strane o interessanti”.
Come
è nata la collaborazione con Cristina Gòmez, l'autrice della
copertina?
“Quella
è tutta farina del sacco di mio fratello. L’ha scovata su
Instagram e ha pensato che trasformarmi in un cartone animato fosse
l’unico modo per nascondere le rughe. Mi ha donato la copertina per
il mio anniversario di matrimonio, nel senso che si è dimenticato di
farmi un regalo e il mese dopo se ne è uscito che in realtà il
regalo aveva chiesto lunga elaborazione”.
“Perché
le persone in fondo, vogliono solo darti Speranza, senza sapere che
ci hai messo anni per ucciderLa e cominciare finalmente a vivere
davvero”, quando è che hai capito di vivere davvero?
“Quando
ho avuto la mia prima carrozzina a motore e, ogni volta che sentivo
il bisogno di sfogarmi, invece di chiudermi in camera, facevo lunghe
vagabondate, sempre più lontano e sempre con meno paura di trovarmi
in difficoltà. Poi ci fu il mio primo viaggio con gli amici, in
Florida, per il diciottesimo compleanno. Da allora, per me vivere ha
coinciso soprattutto col viaggiare”.
“Chiunque
abbia un’indole orgogliosa finisce per convincersi che non desidera
quello che desidera”, cosa vuoi dire con queste parole?
“L’ho
scritto io? Diavolo, se sto invecchiando male! Non ricordo il
contesto, ma credo significhi che finiamo sinceramente per credere di
non volere davvero ciò che non possiamo ottenere, altrimenti mica si
spiega perché non mi sembra di voler camminare, o almeno non è tra
le mie priorità. Pensa che da qualche tempo non mi sembra nemmeno
più di volere una promozione lavorativa, sebbene mi ci sia rosa il
fegato per qualche anno. Sì, deve essere così: finisco per smettere
di desiderare ciò che non riesco ad ottenere e forse accade grazie
all’orgoglio. Cavolo, geniale questa roba, chi l’ha scritta?”.
Pensi
di scrivere un terzo libro sempre su di te?
“In
realtà ho un mezzo libro di “favole evolutive per adulti” nel
cassetto. Roba da psicologi che dovrebbero lavorare meno. Se continua
la pandemia potrebbe pure vedere la luce”.
Hai
mai pensato di scrivere un romanzo?
“Ogni
notte, per prendere sonno, inizio a scrivere mentalmente un romanzo
osé o fantascientifico dove io sono strafiga e il bello di turno
cerca in ogni modo di conquistarmi. Sono almeno dieci anni che mi
addormento sempre nello stesso punto, ben prima di arrivare alla
parte stimolante, per inciso”.
 |
Copertina del libro |
 |
Immagine di Angela Gambirasio |
© RIPRODUZIONE RISERVATA